sabato 19 aprile 2008

Critichiamo il sistema costruendo pezzi di mondo migliore

Dice Padre Alex Zanotelli che noi “votiamo ogni volta che facciamo la spesa” e credo proprio che abbia ragione.

Le grandi catene distributive fanno a gara per rilasciare le tessere a punti e da qualche tempo perfino le cassiere (opportunamente istruite) facendo sfoggio di cortesia chiedono ai cliente se hanno la carta fedeltà. In realtà dietro la “fiera degli sconti” si nasconde la “profilazione del consumo”, la caccia all’”identikit del compratore”.

La tessera a punti è un vantaggio che diamo alla grande distribuzione rispetto al quale gli sconti non sono che un minimo ritorno.

Occorre riappropriarci di un nuovo modo di consumare, che non potrà sostituire ma quantomeno affiancare quello dell’ipermercato. Occorre costruire un modello di consumo che sia una sorta di “governo ombra” del nostro portafoglio.

"Votiamo" dunque, secondo l’efficace immagine di Zanotelli anche attraverso un canale parallelo che è quello del consumo critico, della rete dei G.A.S., della scoperta dei piccoli produttori, della spesa a km zero e, quando ci saranno dappertutto, acquistando nei farmer markets.

Chi può impari a coltivare l’orto, chi non ha il terreno si organizzi e faccia pressione presso l’amministrazione locale affinché metta a disposizione degli spazio per organizzare degli “orti civici” (per chi è interessato ad approfondire l'argomento segnalo una splendida pubblicazione della regione Emilia Romagna dal titolo "AGRICivismo - Agricoltura urbana per la riqualificazione del paesaggio-).

Nella mia città ci sono stati fino a poco tempo fa e in parte ci sono ancora, sul greto del torrente delle zone “terra di nessuno” dove vige la legge del più forte che si è recintato uno spazio e da anni ci coltiva il proprio orto, senza averne alcun diritto, semplicemente perché nessuno interviene. Queste opportunità vanno socializzate, regolamentate, organizzate, è con questa politica del “fare”, facendolo bene che si conquista il consenso dei cittadini.

Dopo la “batosta elettorale” interessante articolo di Jacopo Fo apparso sul sito “Criticamente” invita a costruirsi concretamente “pezzi di mondo migliore” e cita l’esperienza dei micro orti nati in Cile negli anni ’70 in ambienti cattolici dopo che la sinistra venne spazzata via dal regime.

Sul tema dell'orto, civico o no, pubblico o privato, aspettatevi altri interventi, è un tema che mi appassiona, spero possa interessare anche voi. Vale la pena di tentare nuove strade, ribaltiamo il motto degli anni ’60, passiamo da “La fantasia al potere” a “La fantasia contro il potere”

6 commenti:

Lakeside ha detto...

Ciao Cirano, tante cose interessante in questo post. Da moltissimi anni (addiritura dal ottocento) gli orti civici sono una realtà importante in inghilterra http://en.wikipedia.org/wiki/
Allotment_%28gardening%29
ma trovo il concetto del "guerilla gardening" altrettanto affascinante anche se più anarchico... www.guardian.co.uk/environment
/2008/apr/25/activists.conservation

Spero che si riesce a capire i link - non so come inserire un vero hyperlink.

Saluti,
Lakeside

Lakeside ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lakeside ha detto...

Riprovo con i link dopo ulteriore ricerca si puo provare a clickare
qui

e anche qui

Cirano ha detto...

Grazie lakeside per il tuo intervento. In effetti nel dossier "Agricivismo" che ho allegato al post ci sono molti riferimenti all'esperienza inglese.
Loro si che sono avanti!
Ricordo ad esempio. www.newcastleallotments.co.uk
A presto.

Anonimo ha detto...

presto proverò con l'orto verticale in terrazza, sicuramente niente cicoria... rutelli non piace nemmeno a me!
e dalle nostre parti come andranno a breve le elezioni? se non cambiano presto i figuranti, anche quì la commedia sarà un flop!

Anonimo ha detto...

caro Cirano
da anni coltivo il mio orto e semino le patate in montagna, compro il vino e l'olio ( squisito) da una collega che ha avuto il coraggio di tornare a vivere in Puglia sulla terra, composto tutto l'umido ,cambio ancora i colletti alle camicie e cucio i miei (pochi e malandati) vestiti e così via... non cambierà il mondo, ma ho sempre pensato che per prima cosa bisogna cambiare noi stessi. Certo non basta, ma credo che dobbiamo tutti renderci conto che il vero problema sta proprio nel nostro - anche individuale - rapporto con la terra su cui viviamo. Ci aspettano tempi difficili, l'emergenza alimentare è solo all'inizio, ma la fame da un lato sovvertirà tutto il nostro sistema di valori e dall'altro provocherà guerre e movimenti di popoli molto più vasti di quanto probabilmente sia mai successo nella storia. Credo davvero che abbiamo il dovere morale di cambiare rotta.